La guerra costiera di Gaza continua a scatenare divisioni all’interno del governo israeliano. Nonostante gli sforzi per trovare un consenso, le divergenze sono emerse riguardo al futuro del territorio e alla gestione post-conflitto.
Il capo della Difesa, Yoav Gallant, ha annunciato un piano per il periodo successivo all’invasione di Gaza, che sorprendentemente esclude il ritorno dei coloni. Questa decisione ha suscitato molte critiche da parte dei ministri di estrema destra, i quali si oppongono all’idea di coinvolgere i palestinesi moderati nella gestione del territorio dopo il dominio di Hamas.
Allo stesso tempo, l’esercito israeliano ha avviato un’inchiesta sui fallimenti dell’operazione del 7 ottobre, creando tensioni con i politici di estrema destra. I militari hanno accusato i politici di non aver letto un rapporto che avvertiva dei piani d’attacco di Hamas.
Nonostante l’incertezza e le divisioni all’interno del governo, i leader israeliani stanno già pianificando il dopoguerra. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, parteciperà alle discussioni per valutare le future strategie. Il piano prevede la creazione di un’autorità civile palestinese a Gaza, il coinvolgimento dell’Egitto per fornire aiuti umanitari e la partecipazione di altri paesi nella ricostruzione della regione.
Tuttavia, ci sono divisioni all’interno del governo anche sul coinvolgimento dell’Autorità nazionale palestinese (ANP) nella gestione di Gaza e sull’espulsione dei gazawi. Queste divergenze potrebbero essere pericolose per Israele, indebolendo la sua posizione durante e dopo il conflitto.
L’impatto della guerra è stato significativo per Israele, con una perdita di circa il 3,5% del PIL in soli tre mesi. La situazione è stata descritta come “mesi di vita da Sparta”, facendo riferimento a un periodo di intensi combattimenti nel corso della storia antica, ma tale riferimento storico non è rassicurante per la popolazione.
Oltre alle questioni interne, leader come Hassan Nasrallah e il presidente iraniano Ebrahim Raisi minacciano vendetta e la fine del sionismo. Tuttavia, al momento, queste sono solo parole e la situazione rimane incerta.
La guerra nella striscia di Gaza continua a tenere il mondo con il fiato sospeso, con un impatto significativo su Israele e la necessità di affrontare divisioni interne per evitare conseguenze ancora più gravi.